Aosta, MAR, Museo Archeologico Regionale
26 maggio – 21 ottobre 2012
Realizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aostain collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, Milanoa cura di Alberto Fiz.

L’esposizione si avvale di un prestigioso comitato scientifico di cui fanno parte Pietro Bellasi, Riccardo Carazzetti, Guido Magnaguagno e Martina Mazzotta. Le opere di Kandinsky sono oltre 40, tra cui spiccano alcuni capolavori degli anni Trenta e Quaranta mai presentati prima d’ora in Italia. Tra i più celebrati maestri del ‘900, pittore e teorico, ma anche personalità dedita a diversi interessi, tra cui la musica e la scenografia, tanto da creare alcune composizioni sceniche teatrali, Kandinsky non solo è il fondatore dell’astrattismo, ma ha attraversato stagioni diverse, passando da una fase iniziale simbolista all’esperienza Bauhaus, fino al periodo parigino degli ultimi anni. Le testimonianze in mostra provengono da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui Accademia Carrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Università degli Studi di Parma, Civica Biblioteca d’Arte di Milano, Fondation Marguerite et Aimé Maeght, Saint Paul–de–Vence, Francia, Fondazione Marguerite Arp di Locarno, Pinacoteca Comunale Casa Rusca, Locarno, Fondazione Marguerite Arp, Locarno, la raccolta privata dell’artista Max Bill. Si potranno ammirare, inoltre, significativi lavori di artisti con cui l’opera di Kandinsky ha instaurato un dialogo creativo come Hans Arp, Sophie Taeuber-Arp, César Domela, Florence Henri, Joan Miró, Francis Picabia e gli italiani Piero Dorazio, Gillo Dorfles, Alberto Magnelli, Alessandro Mendini, Gianni Monnet, Mauro Reggiani, Ettore Sottsass, Atanasio Soldati e Luigi Veronesi. In una mostra ricca di sorprese, viene ricostruita la Sala da Musica dell’Esposizione Internazionale di Architettura a Berlino del 1931 in cui, su disegno di Kandinsky, fu realizzata una decorazione murale in ceramica. Il carattere trasversale della mostra offre l’opportunità di un’approfondita analisi critica in un contesto che coinvolge Italia e Francia e in questa direzione non mancano prospettive d’indagine, talvolta inedite, di sicuro interesse. Si tratta, dunque, di un progetto particolarmente significativo che privilegia l’indagine realizzata da Kandinsky negli ultimi vent’anni della sua ricerca quando le tensioni di matrice spirituale ed emozionale lasciano il posto ad una rinnovata indagine sulla superficie e sullo spazio, passando attraverso la geometria prima e al mondo della scienza dopo. E’ presente inoltre il riferimento al design di Alessandro Mendini che offre un vero e proprio omaggio a Kandinsky realizzando un ambiente interamente ispirato al maestro russo con un arazzo, un dipinto, una credenza, una specchiera e il divano Kandissi del 1979, una delle realizzazioni più celebri di Alchimia dove si realizza una contaminazione tra colore e forma, perfettamente coerente con le teorie di Kandinsky. Come scrive Mendini, “La composizione degli oggetti è fatta di segni visivi, gli stilemi sono degli alfabeti adatti a invadere ogni cosa. E’ un processo continuo, energetico, infinito”.