Categories: scr2007
      Date: Jun 24, 2007
     Title: Scultura o Design Alessandro Mendini e Temistocle Mancini
Alessandro Mendini, 2007
Fondazione Garaventa e Ordine degli Architetti, Genova, Giugno 2007

SERIALITA' Quella tra unicità e serialità sembra diventata l'eterna battaglia del mondo moderno. L'unico, l'opera d'arte, l'originale irripetibile, sono diventati i segni di un passato artistico e artigianale, mentre ciò che è riprodotto, l'oggetto in serie, il duplicato, sono i segni del presente industriale. Ma, se originale e seriale non fossero in conflitto? Se arte e industria non necessariamente dovessero atteggiarsi da nemici? Siamo davvero sicuri che i due poli siano destinati a fronteggiarsi in una guerra senza dialogo? Forse è tempo di pensare che abbiamo oltrepassato l'epoca durante la quale l'arte mimava provocatoriamente l'industria per denunciare la caduta dell'"aura" unica dell'opera originale, ed epoca durante la quale la moltiplicazione del prodotto di consumo suonava come un insulto al valore estetico. Oggi abbiamo la possibilità di far convivere arte, artigianato e industria. Nel complesso e stratificato universo del consumo tardo moderno, molti oggetti industriali hanno riguadagnato il diritto ad essere fruiti come unici e irripetibili, anche in case comuni. E, viceversa, molte opere nate dal valore dell'unicità artistica o artigianale, si moltiplicano e serializzano nella diffusione sociale e comunicativa. Un multiplo d'artista, la ceramica di un artigiano vasaio, un mobile industriale, riuniti nello spazio domestico della convivenza, suggeriscono un dialogo tra unicità e serialità. Arte e industria possono essere visti e vissuti come strade parallele, non necessariamente alternative, così come la fisionomia di un ritratto è sempre unica in sé eppure assomiglia alla famiglia da cui discende. RITUALITA' Dopo il funzionalismo esasperato tipico dei momenti tecnologici pionieristici, il progetto deve affrontare l'ideazione e la produzione di oggetti che privilegiano usi privati, motivi individuali, evocazioni anche intime. Ma l'oggetto viene ancora troppo spesso pensato, disegnato e fruito dentro le gabbie della riduzione funzionalista. In tal senso gli oggetti vivono solo in quanto strumenti, e gli orizzonti dei loro scopi si richiudono su finalismi angusti. Va allora recuperata e sviluppata, anche nel design contemporaneo avanzato, quell'antica matrice antropologica che fa usare gli oggetti secondo atteggiamenti rituali. Forse sta proprio qui la prima matrice del "decoro": nel senso che ogni oggetto richiede specifici gesti "decorosi", un galateo dei movimenti, una ritualità delle posture. Alcune grandi tradizioni culturali mantengono tale legame con la cerimonialità, e non c'è cerimonialità che non preveda propri oggetti specifici. L'Estremo Oriente, soprattutto, conserva una chiara affezione per una ritualità che combina significati religiosi, spirituali, e cura dei gesti corporali. L'Occidente, con l'ideologia funzionalista, ha nel tempo sottratto all'oggetto il valore rituale e la risonanza cerimoniale. Oggi, di conseguenza, lo sforzo da compiere consiste nel riportare dentro il veloce regno funzionalista una certa lentezza cerimoniale e una più meditata ritualità. Gli oggetti devono esaudire e allo stesso tempo oltrepassare i confini strumentali, per trasformarsi in piccoli e discreti sacerdoti dei molti riti quotidiani di cui anche l'esperienza contemporanea ha bisogno. NARRAZIONI L'oggetto non si identifica con la sola finalità strumentale. Ogni oggetto è frutto di contingenze, di utopie, di scommesse progettuali, di umori espressivi... Ogni oggetto viene prefigurato, è in gestazione, conosce una nascita, poi entra in una o molte vite proprie, ricopre parabole differenziate d'esperienza, declina, muore. Il messaggio che in tal modo l'oggetto cerca di comunicare è un racconto che ne riveste l'ampio destino conferendo un'identità quasi letteraria alle silenziose forme e materie del design. Bisogna valorizzare questa narrazione, e il progetto deve farsi narrativo, proprio come se fosse l'io narrante di un romanzo. La narrazione dell'oggetto si coagula nelle scelte formali, nel carattere stilistico, nell'identità strutturale, ma soprattutto si evidenzia nella superficie, nel colore, nella decorazione. Se nel romanzo psicologico la trama letteraria viene trasmessa dalla superficie dei fatti e dei dialoghi dei personaggi, similmente negli oggetti il progetto comunica tramite la superficie visibile, percettibile, sensibile. E' in particolare lavorando sulle superfici dei prodotti che è possibile ampliarne lo statuto dalla funzionalità alla letterarietà. Lo scopo è quello di immergere il freddo e violento consumo delle cose in un flusso narrativo, evocativo, psichico, emotivo. Affinché anche l'uomo ipermoderno impari a muoversi nell'universo degli oggetti come in un'infinita Odissea. Il compito "Omerico" del design è a maggior ragione urgente, oggi, in un mondo integrato e uniformato dalla tecnologia e dall'informazione. Per questo parlo di "Design come Odissea": per trasformare lo sterminato catalogo contemporaneo degli oggetti in un paesagggio da attraversare con un viaggio di scoperta e di poesia.