Due Luci

Alessandro Mendini, 2006

La città contemporanea è una megalopoli, dove le architetture sono disposte e disperse informalmente, secondo macchie di tipo galattico e pulviscolare. Un reticolo pure informale, a trama sempre più piccola e particolare di strade, costituisce l'elemento di connessione fra le case. Il territorio risultante è caotico, non è ritmato da questo insieme. Infatti un “ritmo” presuppone una composizione voluta delle parti, mentre la megalopoli si espande per aberrazioni e aggiunte, perché le regole economiche prevedono e provocano una urbanistica innaturale. In questo contesto disordinato, nel quale si sviluppa la città moderna, il ruolo dell'architettura, è quello di punteggiare il banale prodursi e riprodursi della città, con forti segnali artistici, atti con la loro presenza ed aura ad infondere energia positiva alle zone interessate. In questo contesto interviene, di giorno e di notte, la luce: il sole e l'elettricità, il chiaro e lo scuro, l'alba, il tramonto, il buio. Il muoversi del sole e il puntinismo frenetico della città notturna sono la ritmica pulsazione della città.

Si tratti di architettura nuova oppure antica, il suo motivo di essere, la sua presenza, la sua testimonianza nel mondo e sul suolo si deve tradurre in un messaggio di spiritualità e di speranza, in una vibrazione estetica, in una luce.

La luce naturale crea il senso dello spazio, e attraverso la sua energia dà forma all'architettura. La luce artificiale sviluppa nello spazio e nell'architettura una poetica luminosa diversa, originando una autonoma possibilità interpretativa. Perciò il giorno e la notte sono due progetti di luce indipendenti, dove il progetto artificiale è una cosa e quello naturale è un'altra. Su questa autonomia si gioca l'ampiezza e la complessità estetica e poetica degli spazi: con intensità, penombre, durezze e sfumature di ombre e colori.