Aldo Rossi

Alessandro Mendini, 2006

Una delle suggestioni che sempre mi ha colpito in Aldo Rossi è il senso della “lontananza”. Ovvero lo scarto metafisico rispetto alla durezza del mondo reale e l'evocazione di scenari lontani e immobili, dove finalmente esistono l'arcadia e la pace. Un coinvolgimento cioè nelle geometrie e nei colori delle proto-forme architettoniche, assunte come garanzie di racconto con la profondità della storia. Garanzie reperite anche nella poetica delle materie e delle tecniche anche esse basiche e lontane, così distanti da risultare incontaminate e pure, come partecipi della geografia e della crosta terrestre. Lontananza fuori dalla violenza del tempo corrente, ma dentro alla misura senza mutamento della grandiosità dello spazio. Leggo in questa ottica l'eccezionale sequenza dei “tappeti sardi” di Rossi, espressi come un infinito viaggio disegnando con la lana a volo d'uccello sopra le sue più amate forme architettoniche, sopra i nuraghi e la Sardegna. Mi ricorda qualcosa di similmente intenso, quando chiedemmo ad Aldo di disegnare una caffettiera: anche quella occasione innescò in lui un forte innamoramento, che diede luogo a infiniti disegni con skyline di città lontane, protette da enormi caffettiere fatte come cupole. L'artigianato del tappeto sardo è basico, profondo e schematico, e queste virtù bene le ha capite Aldo nel collegare il proprio stile allo stile sardo, un rapporto misterioso che raramenmte riesce fra il genius loci e il progettista distante. Il piacere, forse irragiungibile nel reale, di vedere calpestata e vissuta la propria “micro-urbanistica soffice”, penso abbia ispirato questi tappeti, finora quasi sconosciuti. Indubbiamente questa serie è un capolavoro che mostra pure un aspetto nascosto della sua opera, quello della tenerezza. Che alla fine però si trasforma e si ribalta in una rappresentazione tragica nell'ultimo trittico chiamato “ Prima della storia”, dove una calligrafia ipnotica, quasi da grafitista, rappresenta agitati cumuli di ossa compressi in abitacoli strettissimi: il tappeto sotto il tappeto.