Progettare con il mosaico

Alessandro Mendini, 2007

L'Architetto prende in mano un quadratino di vetro che misura pochi centimetri. Tra le dita lo osserva curioso. In fornace, lungo i secoli, è stato perfezionato con esperienza e con cura. E' piccolo, geometrico e lucente, una specie di idolo in miniatura. L'architetto sapiente sa che con quel mezzo ha in mano occasioni straordinarie di fantasia. Egli accosta il quadratino ad altri ed altri ancora. Egli sa che con quei quadratini può fare e moltiplicare righe e incroci, superfici e figure. Quando si appassiona, allora il gioco diventa inesauribile. Con molti, con migliaia di quadratini egli può creare visioni di tutto ciò che ha in mente, perché dispone di una scacchiera grande come il mondo. L'Architetto chiude gli occhi e immagina. Egli dispone di un pulviscolo geometrizzato, di una schematica energia alfabetica. Questo enorme cosmo di piccoli punti è durissimo e insieme rarefatto, monocromo e assieme ossessivamente policromo, astratto e assieme materico. E' un puzzle, una quadrettatura variegata per infiniti segni, la rete di supporto del suo linguaggio. E' come un tocco magico. Tutto quanto viene toccato dai piccoli quadrati lisci e lucidi assume un'aura, un'atmosfera come autoilluminante. L'Architetto gioca virtuosistiche partite a scacchi su appassionate metafisiche scacchiere. Le partite sono fra se stesso e l'ornamento. L'enigmistica combinatoria di milioni di quadratini diviene fatalmente spazio, volume, architettura. Si apre il mondo della pitturazione dell'architettura. Fra ascisse e ordinate subentra il ritmo, subentra il simbolo. L'Architetto sceglie le fonti di espressione: la storia, la natura, la fisica, la tecnica, l'antropologia. Il mosaico nella sua razionale e spigolosa disponibilità all'assemblaggio si adatta sopra a ogni cosa come un fluido solidificato. Nobilita ogni cosa come un mantello reale. L'Architetto costruisce quadrato dopo quadrato la logica caleidoscopica del suo ritmo. Guarda la sua opera ora da molto vicino ed ora da molto lontano, come i pittori rinascimentali guardavano le pennellate. Da vicino ne percepisce la materia, da lontano ne sente il suono visivo. In questa solerte attività subentra poco a poco qualcosa di ancora più importante: l'utopia. Una cosa lontana, un'emozione difficile da raggiungere, destinata agli occhi e alla mente degli uomini. E' la possibilità di svolgere racconti emblematici fatti con un'enciclopedia di segni significanti.