Il Drago

Alessandro Mendini, 2007
Workshop a Capolona, Arezzo, settembre 2007

Ho trovato che Capolona ha, nel suo insieme, le caratteristiche e il fascino di una città giardino lineare parallela al fiume. Gli alberi e il verde, però, sono ai bordi, e non ombreggiano le strade di passaggio principale anche pedonale. La città è analizzabile in tre precisi tronconi, così come è stato deciso dal workshop, zone A1, A2 e A3. La zona A1, quella che compete al mio gruppo, con l'architetto Massimo Gennari e l'artista Roberto Remi, è giustamente chiamata l'ingresso di Capolona, in arrivo da Arezzo verso il Casentino. Al momento è priva di immagine urbana qualificata e memorizzabile, ed è degradata da un eccesso di svincoli e dalla presenza inerte della obsoleta fabbrica orafa. Il nostro intervento è basato sui seguenti principi: 1- Capolona città lineare Enfatizzare il concetto lineare di tutta la città giardino (strada, Arno, ferrovia) con un progetto di arredo urbano molto disegnato ed evidente, che percorra tutto l'abitato (panchine, lampioni, edicole, alberatura, interventi artistici). In particolare proponiamo un intervento dinamico di arte ai lati della ferrovia, così come proposto da Roberto Remi. 2- Il "Drago" Trasformare la ex fabbrica orafa in un edificio ad alta espressività architettonica. Il suo tetto a shed ha già la forma di un drago, e il drago è un simbolo storico del Casentino. Restauro e riqualificazione edilizia del complesso, anche con accorgimenti tecnologici attivi (pannelli solari, risparmio energetico, coibenze). Dal punto di vista funzionale la riqualificazione di questo edificio ha senso se le funzioni ipotizzate in esso corrispondono ad una logica del suo frutto economico. A seguito del breve, ma realistico sondaggio compiuto, è pensabile un uso misto culturale/commerciale, che comunque identifichi il "Drago" come centro culturale. Potrebbe contenere un cinema-teatro-sala polifunzionale anche per mostre, una sala di registrazione, un bar e del merchandising culturale (dischi, libri, ecc.). Ovvero concepire il "Drago" come luogo dedicato alle arti, suono, teatro, cinema, lettura. Uno spazio forte di energia architettonica e culturale, che capovolga la situazione inerte di una fabbrica il cui ingombro è la presenza edilizia più negativa della zona. 3- Il contesto esterno. Gli spazi che perimetrano il "Drago" devono avere una opportuna organizzazione: innanzitutto il progetto della piazza e della facciata, demolendo l'attuale corpo uffici antistante la fabbrica, e attorno parcheggi, la zona aperta per il bar, eccetera. Degradando verso gli snodi stradali ed attraverso il torrente e la zona coltivata ad ulivi, occorre fare una delicata cucitura progettuale che preveda una situazione parzialmente agreste, a giardino, e poi una estetica della cartellonistica e una discesa verso gli ampi parcheggi in basso. Importante anche il sistema scenografico che può collegare con visioni prospettiche il "Drago" agli spalti della centrale elettrica sull'Arno e dell'eco museo dell'acqua. 4- L'immagine L'immagine dell'area di città chiamata A1 è caratterizzata evidentemente dal "Drago", che attraverso i suoi materiali, la grafica e i colori deve configurarsi come un intervento di natura artistico-architettonica. Anche il logo del "Drago", una opportuna grafica e segnaletica, il design degli esterni e l'illuminazione notturna devono contribuire con il loro intreccio a creare un effetto mediatico.