Venini

Alessandro Mendini
Febbraio 2008

Mi dicono alla Venini: disegna un cavallo.
Io ci ragiono per un anno, e poi lo disegno. Ci penso tanto, perché il cavallo nell'arte italiana ha una lunga storia. Questo animale bellissimo, questa forza nervosa. Dall'ellenismo, a Pisanello, a de Chirico, Aligi Sassu. Eccetera. E poi penso più in particolare ai cavalli nei tornei di Paolo Uccello, schematici, primari, monocromi, monumentali, pesanti, sembrano gonfiati. Ma penso anche ai cavallini dei giocattoli, e agli eleganti e nobili piedistalli delle statue equestri, e ai circhi equestri.
Venini, come sempre, risponde al mio disegno in modo magistrale, con il suo proverbiale virtuosismo alchemico. Vetro soffiato, una sequenza di dodici bolle allungate, leggere, collegate a caldo. Il ricordo rovesciato del peso di Paolo Uccello. E poi colori, colori, e una base di appoggio imponente. E' arrivato così nella Venini, dopo un anno di pensieri e disegni, il mio nuovo cavallino.