Il Centro Civico Culturale - Biblioteca Civica di Lovere nasce riadattando la parte centrale del recente edificio porticato che, a quarto di cerchio, dà forma alla nuova piazza del porto turistico. Su questa affacciano le sue grandi finestre dalle quali s’intravedono le barche, le vele ed il verde smeraldo del lago.
Insomma: qui la cultura non si rinchiude in spazi bui ed angusti, ma compete con la bellezza ed il fascino del “fuori”.
Questa è la sfida avvincente che ha conquistato l’architetto Gaetano Pesce e poi, insieme a lui, Atelier Mendini: creare un luogo così bello da poter convivere, alla pari, accanto a tanta bellezza naturale e alle stratificazioni umane che l’hanno commentata.
Il Centro, con una superficie di circa 1.000 mq., è strettamente integrato nell’involucro dell’edificio di cui fa parte e assume la propria precisa immagine all’interno.
L’idea è stata quella di creare un grande spazio accogliente ed amichevole, facile all'uso, favorevole alla concentrazione e al rilassamento. Il ballatoio superiore, con le scale che salgono simmetriche, creano una sorta di anfiteatro che suggerisce il senso di comunità e di piazza interna.
Nel progetto hanno felicemente dialogato, con la regia di Silvana Annicchiarico della Triennale di Milano che ha favorito l’incontro e la collaborazione, due esperienze e sensibilità professionali, come quella di Gaetano Pesce e Atelier Mendini, che hanno in comune la curiosità giocosa e sofisticata.
Pesce ha siglato in gran parte il sistema degli arredi, emotivi e ludici, giocato sui materiali e con pezzi appositamente disegnati: l’effetto spettacolare è frutto di una particolare interpretazione teatrale dell’esporre i libri e della biblioteca, ma si appoggia anche a richiami della realtà industriale del luogo. La peculiarità di Atelier Mendini è nel segno delle pavimentazioni, realizzate con intarsi geometrici di gomma dai diversi colori, che attraversa in modo piacevole e sorprendente tutti gli ambienti.
Non è facile trovare un centro civico culturale che abbia luci, colori, spazi, arredi, sedie, tavoli, come quelli previsti per Lovere. Ecco come tanta inaspettata modernità s’è messa al servizio della cultura: quella altrettanto contemporanea e di pari, inattesa profondità.

Lovere, marzo 2009