Manifesto di Alchimia

Alessandro Mendini, 1984

Per il gruppo Alchimia oggi è importante l’atto del “disegnare”. Disegnare, ovvero emettere segni, non è “design” e non è “progetto”: è invece un libero e continuo movimento del pensiero, quando si esprime visivamente. Un movimento “motivato”.
Per Alchimia il suo compito di gruppo che disegna è quello di consegnare agli altri una testimonianza del “pensiero sentimentale”. La motivazione del lavoro non sta nella sua efficienza pratica, la “bellezza” dell’oggetto consiste nell’amore e nella magia con cui esso viene proposto, nell’anima che esso contiene.
Per Alchimia l’uomo e la donna di oggi vivono in stato di turbolenza e di squilibrio, ma sopratutto la caratteristica della loro vita è quella del “dettaglio”: frammenti organizzativi, umani, industriali, politici, culturali.... Quest’epoca di transizione li vede immersi nella paura indefinita dovuta alla scomparsa di molti valori considerati come certi. Occorre ritrovare se stessi, Alchimia lavora sui valori considerati negativi, della debolezza, del vuoto, dell’assenza e del profondo, oggi intesi come cose laterali rispetto a ciò che è esteriore, pieno e violento, come cose da rimuovere.
Se la labilità dei tempi non permette che esistano obiettivi certi, se anche la filosofia sembra chiusa al futuro, se è impossibile pensare a trasformazioni generali e razionali, il gruppo di Alchimia si concentra in se stesso, cerca dettagli di pensiero dentro di sé, con la sola intenzione di segnalare la sua vocazione poetica. Svolge il suo atto di introversione, il suo arbitrio creativo minimale, al di là di qualsiasi giudizio.
Questa è la “nuova moralità” di Alchimia.
Per Alchimia le discipline non interessano quando sono considerate al l’interno delle loro regole. Anzi, è importante indagare nei grandi spazi liberi esistenti fra di essere.
Per Alchimia non bisogna mai sapere se si sta facendo scultura, architettura, pittura, arte applicata, teatro o altro ancora. Il progetto agisce ambiguamente al di fuori del progetto stesso, in uno stato di spreco, di indifferenza disciplinare, dimensionale e concettuale: il progetto è solo ginnastica del disegno.
Per Alchimia la memoria e la tradizione sono importanti. Ma il nuovo disegno è autonomo da ogni cedimento retorico, che Alchimia raggela e decanta in uno stile formalistico e caleidoscopico.
Per Alchimia vale la despecializzazione, ovvero l’ipotesi che debbano convivere metodi di ideazione e di produzione “confusi”, dove possano mescolarsi artigianato, industria, informatica, tecniche e materiali attuali e inattuali.
Per Alchimia vale il concetto di “variazione”. Data l’insufficienza del disegno a fronteggiare il mondo, il disegno stesso diventa un’opera continua, senza principio, senza fine e senza giustificazione. I giochi linguistici e di comportamento si intrecciano, si combinano e si ripetono all’infinito nell’immagine bidimensionale e tridimensionale dell’oggetto disegnato, in un sistema di ordinato disordine, valido solo “all’interno di sé”. L’aspetto visivo vince sulla radice culturale e sulla motivazione, vale l’immagine depurata, raffreddata e “staccata” dal peso antropologico e rituale dell’artista. L’errare indeterminato della fantasia dà luogo alla costruzione di un meccanismo rappresentativo, nell’attitudine eterna dell’uomo, che Alchimia fa propria, a ridisegnare incessantemente l’immagine del mondo e le sue matrici ornamentali.
Per Alchimia gli oggetti devono essere assieme “normali” e “anormali”. La loro componente di qualunquismo li fa confluire nel quotidiano, nel reale e nel bisogno di appiattimento, la loro componente di eccezione li toglie dalla consuetudine e li collega al bisogno dell’imprevisto, dell’incidente, della differenza, della trasgressione.
Per Alchimia il disegno è un ciclo: tutto quanto accadrà è già avvenuto, e la fantasia individuale, base della sopravvivenza del mondo, può percorrere in tutti i sensi ogni cultura e luogo, purché operi in maniera innamorata.
Per Alchimia il progetto è delicato, non si impone, ma affianca e accompagna dolcemente l’andamento della vita e della morte delle persone cui quel progetto piace.