Gli oggetti di Sottsass sono come slot-machine

Alessandro Mendini, Genius, 1986

GLI OGGETTI DI SOTTSASS SONO COME SLOT-MACHINES, BANCONI DI GELATI, GIOCATTOLI SPAZIALI, TEMPLI INDIANI, CASE MEDITERRANEE
Milanese, 54 anni, Alessandro Mendini è un protagonista del design d’avanguardia sin dai primi anni Settanta. Ha collaborato con gruppi “radicali” come Global Tools e Studia Alchymia. Scrive, insegna ed è consulente di alcune industrie. Ha diretto le riviste Casabella, Modo (di cui è stato il fondatore) e Domus. Vive e lavora a Milano. Genius gli ha chiesto un intervento su Ettore Sottsass come progettista di oggetti e ambienti tecnologici.

Quell’architetto Ettore Sottsass che da un lato disegna sofisticati sistemi elettronici per la Olivetti (proiettati verso una concezione totalizzante dell’informatica nel mondo) e dall’altro inventa i mobili-totem per la Memphis (ammiccanti a una riproposta dell’artigianato e al design radicale) non va considerato un progettista alienato.
La sua non è una doppia vita, come quella di chi progetta per l’industria e poi sfoga il suo moralismo in romantiche utopie. La visione di Sottsass è sicura e compatta, egli non vuole contrapporre dialetticamente l’ipotesi industriale con quella manuale e poetica.
Pensando a un ambiente fatto di oggetti “pop” e vagamente robotizzati, egli gioca su forme adatte a una visione ironica, lieve e tranquilla del lavoro d’ufficio, svincolato dal suo retaggio di fatica e di alienazione, una specie di ufficio domestico e casalingo dove lavorare in pantofole ascoltando la musica, al comando di automatismi in grado di svolgere mirabili esercizi telematici, quasi dei video-giochi da adulti.
I computer, i sistemi e gli arredi da lui creati per la Olivetti rappresentano il luogo ottimale dove il “Nuovo Uomo”, l’iper-burocrate, possa svolgere il rito soffice di muovere, trasmettere e governare l’infinito, misterioso, freddo e coinvolgente “archivio attivo” delle informazioni, protagonista assieme ad altri mille del balletto astratto di una nuova epoca di uomini in grigio, contenti di essere tali, immersi in uno scenario dall’aspetto commestibile.
Il linguaggio che Sottsass applica nel design dei suoi oggetti informatici, li rende omologhi alle slot-machines, ai banconi dei gelati, ai giocattoli spaziali, agli sfondi dei fumetti di Topolino; ma anche ai terminali dei templi indiani e alle case delle isole mediterranee.
Nulla di apocalittico perciò nel mondo di Sottsass, ma un “positivismo gentile”: è la vocazione a reperire nel moderno un ricordo ancestrale, l’arcaica futuribilità di essere uomini, vicinissimi al Duemila.