I gioielli di Cielo Saste

Alessandro Mendini, De diseño 1986

So bene come sia difficile disegnare i gioielli. L’originalità dell’invenzione di Cielo si basa su due precise definizioni di questo piccolo “terribile” oggetto. Primo: il gioiello è (deve essere!) un pezzo del corpo di chi lo indossa; ne fa “proprio” parte, lo enfatizza, lo isola, lo penetra, lo raggira, ne fa il calco, ne entra in combinazione figurativa.
Secondo: il gioiello è (deve essere!) un oggetto visivamente inaspettato, una “cosa” organica, curiosa, mono-materica, non usuale e non collegata a tradizioni di forma e di comportamento occidentale o orientale, ma creato ex novo da un atto di fantasia liberatoria.
Per queste definizioni attentamente applicate, il lavoro di Cielo ha un alto grado di chiarezza e - pure essendo di carattere molto forte, istintivo e personale - assume anche una vocazione più generale, un significato metodologico e propositivo. Anche perché “mette al mondo” gioielli di qualità, in un campo espressivo (quello del gioiello appunto) che l’epoca moderna affronta in maniera arida e anti-decorativa, tale da farlo contraddire proprio nella sua stessa essenza, nella sua motivazione d’essere.