Relazione Convegno Moda, Parma 1985

Alessandro Mendini, 1986

Nel rapporto fra corpo/design/architettura/moda si possono concepire dei rapporti “diretti” (e infra-disciplinari) se si guarda al problema in termini “antropologici”. Partendo, infatti, dal corpo umano, si può affermare che fra esso e il suo vestito - e fra esso e la sua stanza - non esiste differenza qualitativa. La sola differenza consiste nel fatto che fra corpo e vestito non c’è lo “spazio”, mentre lo spazio c’è fra il corpo e la stanza (e l’ambiente e l’architettura).
Se poi si introduce il concetto di “architettura soffice” (tender architecture), ovvero di un’architettura e di un design “molli” similmente agli abiti (tali, cioè, da “non fare male” al corpo), si possono allora pensare fra moda e design dei metodi progettuali e compositivi paralleli. Un altro interessante aspetto del possibile rapporto diretto fra queste discipline si ha quando si pone un altro concetto, quello di “decorazione”. Se nel design, nell’architettura e nella moda si fa prevalere il senso della decorazione su quello della forma (e ciò è possibile in base alla profondità storica dell’idea antropologica dell’ornamento), si può pensare a un interscambio di textures, di stilemi e di segni dall’una all’altra disciplina. Specialmente quando si considera valida anche nel design e nell’architettura l’ideologia - tipica della moda - del rapido e continuo dinamismo e cambiamento dei valori sociali e visivi.