Itititi

Alessandro Mendini, 1986

Davvero il “LETTO” (questo oggetto super-necessario…9 richiedeva una radicale “re-invenzione”.
Un letto giusto è un mobile coinvolgente, un congegno fisiologico-psicologico-antropologico importante, un abitacolo complesso, non riducibile certo a quelle sciocche e pretenziose testiere presenti in tante delle nostre case, con davanti un materasso.
Davvero il letto, nella casa, non è un oggetto facile come tanti altri! Addormentarsi, dormire, svegliarsi: il letto e un mezzo di trasporto, un oggetto da viaggio, un tappeto colante sul quale il corpo umano soggiorna per un quarto del suo tempo di vita. Un vero letto è una dimora nella dimora, è il luogo assolutamente più intimo nella vita di un individuo, la folle perdita dei sensi provata da Ofelia nell’acqua, della Bella addormentata nel bosco, da Biancaneve nella montagna. Nessun letto – nella storia di questo oggetto – è arido come quello moderno, ridotto al ruolo di modulo di decompressione notturna, per riciclare l’uomo e la donna al lavoro del mattino.
Finalmente arriva sulla scena del design (milanese, è ovvio) questo nuovissimo sistema di letti “ITITITI”. Ne faccio qui un breve (ma intenso) ELOGIO: elogio della sua invenzione, anzi, “re-invenzione”, appunto, radicale: della intelligente e spontanea novità del suo linguaggio: della versatilità “comportamentale”. Guai a restare prigionieri del tradizionale (e conservatore) telaio perimetrale! Via il chiuso perimetro, e invece al suo posto l’illimitata disponibilità delle barre parallele! E cioè: un letto “largo” per una, due, tre, dieci persone… sempre con le sue travi trasversali, i giunti, il molleggio, i piedini, la testiera al loro giusto posto…
E cioè: riproporre il problema del rapporto “sonno-persona-funzione” proprio ex novo, non per non assomigliare ad altri letti; né per sconvolgerne l’immagine abituale, ma per “semplice” (si fa per dire) originalità- e perciò, da oggi: la storia dei letti “prima” e “dopo” il letto ITITITI, un progetto esemplare.