Per Giorgio Rava

Alessandro Mendini, 1987

La prima osservazione che viene alla mente è sulla dimensione piccolissima. Il piccolo in. pittura vuole dire miniatura, precisione, somiglianza col gioiello. Esiste una storia della pittura “piccolissima”, e questi quadri di Giorgio Rava ne fanno parte. Come avviene per le biblioteche dai libri rimpiccioliti, o per le raccolte di liquori in miniatura, si entra nel campo della curiosità, che non vuole dire però dilettantismo o impegno minore.
Quanto al contenuto di queste pitture, di carattere astratto geometrico, esse ricordano dei paesaggi, o comunque delle immagini derivate da soggetti figurativi. È come se si vedessero delle cose vere, percepite attraverso cristalli che ne dessero una restituzione caleidoscopica. Danno infatti un poco il senso della vetrata, una specie di impressionismo paesaggistico divenuto stereometrico.
Ecco perché questa sensibilità all’atmosfera, fa pensare alle calme tele di Calderara, oltre che ai vari pittori dell’astrattismo comacino, più che ai canonici riferimenti del cubismo o di Klee.
C’è poi da chiedersi se questo lavoro, che sembra nascere da uno sfogo psicologico controllato ma fondamentale, voglia misurarsi davvero con la cultura dell’arte pittorica, cosa che mi sembra andrebbe fatta, magari rendendo più vasta e problematica la ricerca in atto.