Renato Guttuso

Alessandro Mendini, La Repubblica, 1987

Vorrei esprimere in. breve qualche considerazione su Renato Guttuso. Intendo rispettare il momento della sua morte, ed anche la tenacia, la generosità e la sincerità della sua vocazione e del suo lavoro, dimostrate dall’affetto unanime. Ma nel coro di elogi ufficiali e di demagogia che, in questi giorni, gli hanno attribuito la stampa, la televisione di stato e gli uomini politici, voglio esporre un parere critico sulla sua posizione di pittore; che sono certo sia condiviso da molti artisti. Diceva Hegel “il quadro religioso è solo semplice dipinto: le ginocchia non le pieghiamo più”. Trasferita su Guttuso questa frase suona “il realismo politico-didascalico non è una vera ricerca artistica che agisce nel profondo della problematica pittorica, ma semmai è un modo descrittivo, è illustrazione e commento sociale, un atto retorico limitato e concentrato sulle ideologie di certi gruppi”. L’arte moderna, rispetto a quella lontana, ha questa caratteristica: di cercare (e trovare) il suo senso di necessità, il suo splendore, solo se resta fedele al problema assoluto della sua immagine, al di là di supporti e contenuti retorici. La moralità della pittura, per me e per molti operatori di oggi, consiste proprio nell’opposto di quanto perseguito da Guttuso, e cioè nel restare ermeticamente chiusa dentro al campo della visione, di emettere immagini e non ideologia. Io credo che la salvezza (e l’eroismo) dell’arte oggi, sia tutta in questa chiusura disciplinare. E perciò sono critico, anche se ne stimo il lavoro, verso gli autori come Guttuso; ogni nazione, del resto, paga il suo debito al realismo politico, e l’Italia l’ha fatto con lui. Non mi sembra disadatto il triste momento della sua morte per esprimere questa opinione, perché mi pare giusto che il pubblico, fra tanta enfasi, venga raggiunto anche dalle idee di chi è avversario culturale di una corrente istituzionale ritenuta negativa, per favorire una autonoma e corretta valutazione del Maestro. In sintesi, mi sembra sbagliato, per lui e per noi cittadini, che Guttuso passi come “pittore nazionale”.