Per Marisa Rusconi

Alessandro Mendini, L’Espresso, 1987

Non sempre il mare e la campagna inducono alla retorica l’animo del cittadino in vacanza. Retorica e demagogia sono invece tipiche della montagna: sulle cime e nelle valli, fra boschi e steccati, il sentimentalismo dilaga (ahimè) come un torrente in piena! Forse; perché le stelle alpine e il latte appena munto destano un inebriante senso dell’ascesa?
E pure le case di questi villeggianti (ahimè) sono cariche di kitsch montanaro e del più bieco tradizionalismo!
Un po’ di regole per costruire e arredare “bene” la villa in montagna? Eccole:
1) Non usate mai ostentatamente i materiali tipici della montagna, come pietre, sassi e legni locali: il pericolo di trasformare la casa in uno “chalet-souvenir”, cioè in una caricatura, è sempre in agguato..
2) Ma nemmeno trasferite in montagna i materiali e la mentalità dell’appartamento di città, corna acciaio, plastica o cristallo, come televisori, tappeti persiani o statuine di Sévres: giustamente i Verdi farebbero un sit-in davanti al vostro terrazzo…
3) Non riempite il soggiorno con picozze, borracce, cuoricini, animali imbalsamati, berretti con penne da alpino, tabelloni dei funghi velenosi, dischi della montagna, tovaglie a quadretti rossi e bianchi, foto incorniciate con rocce o campi di neve: a meno che non vogliate aprire in casa vostra il museo valligiano del kitsch…
4) Non sostituite il campanello elettrico dell’ingresso con un campanaccio delle mucche: questo forse è il delitto più grave…
5)Non cedete mai allo stile da “fienile” svizzero o tirolese, ne andrebbe proprio della vostra dignità (meglio allora lo stile delle valli del Nepal...).