Artforum. Column n. 6

Alessandro Mendini, 1987

To Charles Miller

Come transfuga (quasi) dal progetto costruito, amo tutti i “sogni di design.”. L’oggetto di disegno industriale, per definizione, è di tipo “realista”: è la sua stessa matrice funzionale che richiede una implicita “freddezza”. C’è bisogno, oggi, invece, di oggetti lontani, molto lontani, che si pongano fra gli uomini, e nel mondo, come segnali della nostra vocazione alla magia, al pensiero, come boe di salvataggio, nel mare in tempesta della modernità.
Mentre la vita (e le idee) si muovono troppo vorticose, vorrei lavorare, come DESIGNER-POETA, su dei “Progetti-Antidoto”, pensando ad oggetti e ambienti diversi dalla crudeltà della crudeltà della “serie” e del “costruito”. Vorrei realizzare degli “Oggetti-Paradosso”, unici, isolati, completi e definiti “in sé”, Come fossero delle sculture? “COSE IMMAGINARIE”, oggetti mentali collocati su luoghi ideali, immersi in spazi-tempo che sprofondano nei cieli della metafisica, della storia, della memoria e dell’amore. Il design, si sa, non coincide solo con l’opera industriale, ed è di oggi la polemica fra design “realistico” e design “artistico”, da quando è emerso come fondamentale (nella valutazione di un progetto) il gradiente filosofico che esso sottende. Il design vale in quanto si fonda su un pensiero teorico, su una intenzione antropologica da dimostrare, su una esistenzialità che si dia come vitale. Un design che non si dia più in quanto oggetto reale, ma in quanto esistenza, in quanto natura artificiale, in quanto rappresentazione: il disegno di un oggetto coincide con l’opera “in quanto opera”, il progetto è una essenza autonoma che rappresenta sé medesima. Progetto e oggetto si sovrappongono, la comunicazione stessa diviene design. Il design assume l’aspetto di una SCULTURA-OGGETTO, l’ambiente prende i connotati di uno SPAZIO ARTE, il rapporto fra vero e falso diviene ambiguo, la realtà si trasforma in. una apparizione, in una scena, in un souvenir dell’oggetto e dello spazio stesso: il design diviene “artistico”, la comunicazione è “TUTTA” poetica, la funzione assume il ruolo indiretto e subordinato di griglia d’appoggio all’impianto fisico, tecnologico e d’uso dell’opera. Si è creato un DISEGNO DI DESIGN, che riflette i vari meccanismi e le molte e sfuggenti attitudini del progetto di oggi: turbolenza stilistica, trasformismo, cleptomania, dolce aggressività, banalizzazione, manierismo, caleidoscopia, vocazione alla promozione intensa del messaggio: DISEGNO uguale PROGETTO uguale COMUNICAZIONE. Quale genere di comunicazione? Un messaggio (o meglio: un anti-eroico anti-messaggio) dove il “sogno di design” trasudi al massimo la sua spiritualità, la motivazione “umana” della sua presenza nel mondo.