Per Silvia Lelli e Roberto Masotti
Alessandro Mendini, 1988
...appunti (da sviluppare) su Silvia Lelli (architetto) e Roberto Masotti (designer), ma in realtà “fotografi”... perché lavorano insieme... perché si esprimono anche da soli (?)... le loro fotografie fatte insieme (il lavoro del teatro alla Scala) come lavoro CONSERVATORE (cioè di conservazione di un luogo conservatore per definizione, di documentazione interpretata). La Scala (il teatro tradizionale, lirico, ufficiale): un luogo carico anche di istituzionalità visiva. Silvia Lelli “da sola”: i GRAFFI, le ferite, la violenza (verso quel lavoro?) o invece dei fuochi di artificio; il mosaico frammentato, ricostruzione archeologica di immagini grandissime, dure e taglienti tesserine di mosaico destinate a restare isolate più che composte assieme. Gestualità, esplosione, gigantismo (?)... Roberto Masotti “da solo”: le fotografie OGGETTO, visibili davanti e dietro, rigidamente incernierate alle pareti (davanti a colori, dietro in bianco e nero). Altra esplosione, ma contenuta, miniata: del jazz, sadismo, colori cupi. Analisi e combinazione meticolosa di oggetti/strumento. Natura morta e iperrealismo. Pornografia? (tautologia musicale). Silvia e Roberto: il lavoro in coppia come tradizione, quello singolo come bisogno di identità (rivalità) (c’entra davvero la musica?). La problematica culturale (e morale) dei LIMITI della comunicazione fotografica (documento? arte? espressione polimaterica?). Surrealismo e ricerca introversa (verso se stessi e verso la propria disciplina). Evocazioni romantiche di luoghi (teatrali). Silvia “da sola”: la luce fantasmatica dei neon sopra a certe evocative, emblematiche, contorte figure di vita futura. Solamente notturna. Ritratti senza posa. DRAMMA (?). Roberto “da solo”: rotondi tavolini da caffè (Duchamp). Passerella di musicisti “ritratti” (i clic del plotone di esecuzione). ENTRAMBI: fotografia come “auto-ritratto”. Oscurità. Identikit. Psicologismo tortuoso. Labirinto. Vuoti, incavi, penombre eleganti, artificio piranesiano dei RETRO-SCENA. Protagonismo decadente dei personaggi lirici. “Esecuzione”. Sperimentalità! (strumenti di tortura? Concettualismo?). Collection, installation, asprezza polimorfa e politecnologica. Tragicità implicita nel mezzo multimediale. DESIGN (scultura?). Azzurra evanescenza dei ricordi sulla chiesa di RAVENNA... Puntualizzazione delle problematiche. Precisa ricerca della qualità...