Per Gianni Veneziano

Alessandro Mendini, 1988

Passata la guerra del neo-modernismo, si restaurano i relitti e si passa alla ricostruzione. Tornata la calma, l’osservatore trova sul campo di tutto, e tutto mescolato: oggetti assolutamente singolari di autore in autore, ricerche quanto mai personalizzate sono il modo con cui si reagisce allo shock dell’esperienza precedente. Ogni autore ha una sua ermetica chiave di lettura, una sua ipotesi, un suo proprio linguaggio. Il metodo manierista che fece da sintesi alla neo-avanguardia è esploso nell’opposto di sé medesimo, in oggetti unici e preziosi, ma visivamente delicati e disponibili. Ecco, per esempio, i Sopram/M/Mobili raccolti da Veneziano e Rasulo negli studi di alcuni designers italiani dì varia estrazione. Il loro elemento coagulante sta, questa volta, proprio all’elemento che li separa: quello di una continua, e ossessiva, “VARIAZIONE”. Un incessante lavoro, forse, di “assenza di pensiero”, che si dà come’ vuoto poetico e come convenzione, come vagare allegro e tragico, come traccia sensibile e non in quanto espressione funzionale e produttiva.