Piccolo inno a Saturno
Alessandro Mendini, 1988
Saturno Saturno fuori di te l’universo non esiste, se allungo un braccio le dita toccano vuoto e freddo, tutto sembra una scatola nel buio eterno, ermeticamente chiusa, la forma concava e poco aggraziata dei tuoi concorrenti pianeti concentra in te tutta l’attenzione. Nel fuoco critico della nostra pazzia, miliardi di idee introverse battono contro la tua superficie che le annulla. Sistemi di raggi corrosivi fuori di noi formano restituzioni inespressive nell’inesausto cumulo nervoso che differente continua a pulsare mentre aspettiamo con desiderio. Allora anche il Sole concorre su di te, Saturno, il sole che filtra troppo, perché gli occhi si aprono troppo, l’aereo passa troppo, l’attimo irreversibile sussurra troppo la distruzione di frasi rimaste sospese. Saturno, la tua estenuante disponibilità si trasforma in incapacità, in affannosa metodica labilità, mentre é urgente disegnare bandierine! Allora: contemporaneità, contemporaneità! Per il terzo dito non bastano i dodici colori del disegno, per il giardino occorre l’alibi di altri intonaci... Oh oggetto guardato intensamente, oh ingombro provocatore di ilarità, oh alito di cose non cose! Penetrando lo sguardo sempre più a fondo dentro il blu sempre più tridimensionale del cielo, si muovono miliardi di palline: tutto riposa in noi per te, Saturno! Tutto giustamente torna alla normalità, le fantasie appiattite riposano, il paesaggio bagnato é possibile sorpresa: “Guarda, tramontano solo le tartarughe!”.