Artforum. Column n. 10
Alessandro Mendini, 1988
La Biennale di Venezia è aperta, tutti allora parlano d’arte. E così non si parla della città di Venezia, cioè del grande, illustre contenitore che possiede questa vecchia, vecchissima, troppo vecchia manifestazione. Come se fosse possibile parlare di un vestito, dire astrattamente che è bello o brutto, senza osservare la persona che lo indossa. La Biennale perciò è il vestito, e Venezia ne è la persona. Intanto: persona viva oppure morta? Città oppure “ex-città”? Che cosa è oggi Venezia? Quale altra definizione si può aggiungere alle mille già espresse lungo i secoli? Evidentemente la “collezione” di un “vocabolario” per Venezia c’è sempre stata e continuerà all’infinito. Proviamo: per esempio: Venezia è l’ingigantimento a dimensione urbana di un negozio di souvenir. Oppure: Venezia è il luogo dove si concentra la retorica di tutti gli urbanisti. Oppure: Venezia è il polo della libidine del mondo. Oppure: Venezia è la nozione dì putrefazione della città storica. Oppure: Venezia è il contenitore della più superata mostra d’arte di oggi. Oppure... Ma anche... Venezia è il simbolo dello scorrere dei secoli. Ecco! Venezia davvero rappresenta il TEMPO; Venezia”è’ il TEMPO! Cioè quella dimensione mentale all’interno della quale ogni uomo dovrebbe vivere, quel certo genere di tempo che c’era una volta.