Discorso per l'inaugurazione del Museo di Groningen, Olanda
Alessandro Mendini, 1994
Vorrei descrivere le idee che ho maturato, insieme ai miei collaboratori e con i tre guest architects, durante l'affascinante avventura del progetto del nuovo museo di Groningen.
Il direttore, signor Frans Haks, il City Council e la Gasunie ci avevano dato degli input precisi.
Il direttore, data la sostanziale diversità delle varie sezioni del museo, chiedeva una architettura polifonica. Il suo concetto museale gioioso e dinamico lo conduceva verso la simulazione di un museo universale, verso una somma di mini-musei, un sistema "auto-museante" dove la stessa architettura venisse messa in mostra, insieme alle opere d'arte.
Il City Council voleva un linguaggio evoluto, ma integrato nella purezza e nell'ecologia del tessuto urbano del centro storico, rispettoso delle sue tradizioni e in particolare del delicato bacino del Verbindingskanaal, così caro agli abitanti della città.
La Gasunie, donando il nuovo museo alla città, pensava a un monumento esemplare, ricco di contenuti culturali e con una immagine adatta ad innescare una risonanza internazionale.
Questi input sono stati la base da cui è nata tutta l'ideazione.
Non capita spesso, nel mondo di oggi così duro, violento e drammatico, che si possa realizzare quasi un sogno: il miraggio di una "Acropoli dell'arte", nel silenzio e nell'ovattato distacco di una piccola isola unita alla città solo da un esile ponte levatoio. Questo è successo a Groningen, sull'isola culturale già prevista da Berlage all'inizio di questo secolo.
E per fare a Groningen questa "Casa per l'arte", questa "Nave per l'arte" adatta alle ipotesi richieste, abbiamo maturato certi pensieri.
Un pensiero è stato sull'arte visiva e sul suo rapporto con le persone.
L'arte oggi rappresenta l'utopia morale di un mondo migliore, è uno dei principali elementi di meditazione e di sentimento. L'arte non deve essere solo ammirata, rispettata e documentata: bisogna sentirla amica, viverle vicino in maniera quasi domestica. Perciò ogni casa è carica di oggetti rituali, è un pò un museo e questo museo vuole essere un po' una casa ideale.
Un altro pensiero è stato sul concetto di architettura del museo. Il museo dell'arte è stato finora simbolo del potere dell'arte, ma per noi invece è un'altra cosa, è il principale simbolo della spiritualità: è quell' "Edificio dell'anima" che l'epoca contemporanea sostituisce alla chiesa. E perciò nella nostra isola, il museo è coinvolgente, un po' piazza, un po' chiesa, un po' teatro, un po' natura.
Vuole essere sostanzialmente un luogo poetico, dove le persone possano perdersi in fantasiosi labirinti psicologici, dove possano trovare ritmi del tempo irreali e dilatati, spazi ricchi di variabili sensoriali evanescenti e immateriali.
Vuole rendere i visitatori omologhi alle opere esposte, opere d'arte essi stessi, in un contatto affettivo (oltre che filologico) con ogni oggetto e situazione osservata. Vuole essere per gli artisti contemporanei un luogo di raccordo umano con il loro pubblico. Il fine di questo museo non é direttamente quello di guardare le opere d'arte esposte, ma invece di raggiungere emozioni estetiche, tramite le stesse opere e gli spazi che le contengono.
Dopo la discussione di questi pensieri abbiamo progettato. Abbiamo disegnato una pianta di forma arcaica, simmetrica e rigorosa: visto dall'alto il museo sembra quasi egiziano. Abbiamo posto al centro del sistema una torre dorata che contiene il magazzino delle opere, pensato come tesoro del sapere artistico. Attorno alla torre abbiamo assemblato uno scenario fatto di spazi architettonici molto diversi fra loro, atti a contenere ogni aspetto delle arti visive: oggetti antichissimi assieme ad altri nuovissimi, piccoli e grandi, artigianato, industrial design, installazioni, documenti dell'arte dei punti più diversi del mondo. Un sistema di relazioni spaziali predisposto per rendere affascinante e dialettica la visita delle persone. Questi sono in sintesi i principi che ci hanno guidato. Speriamo di avere dato una risposta positiva agli abitanti di Groningen. Ammiriamo l'Olanda, che con tanta saggezza continua a punteggiare di nuovi musei il suo geometrico territorio.
A nome di tutti i progettisti voglio ringraziare, appunto, l'Olanda, che ci ha dato l'occasione e l'onore di fare un'esperienza unica, davvero non ripetibile. Ci abbiamo messo il massimo della dedizione