Lo stile Alessi
Alessandro Mendini, 2003
Esprimo qui i vettori con cui l'azienda Alessi è entrata negli anni '90, con un complessissimo magma soggetto a continui aggiustamenti, variazioni e novità. Con il libro "Paesaggio Casalingo" iniziò la prima autocoscienza della azienda, che con una crescita inizialmente non sistematica aveva accumulato un enorme ed eterogeneo numero di oggetti, alcuni dei quali ottimi e fortunatissimi. Quello studio poneva le basi per una radicale trasformazione. Il suo contenuto schematizzava le principali politiche di espansione, prevedeva una attività editoriale, impostava le prime operazioni che si aprivano a una vasta selezione di nuovi collaboratori, inquadrava Alessi nella mappa culturale del design della Seconda Modernità. Gli anni '70 avevano visto l'azienda collocarsi sulla scena istituzionale del Bel Design italiano, con notevole prestigio ma senza essere scossa dalle esperienze più sottili del design radicale. Si sono perseguiti tre obbiettivi. Primo, un inserimento autorevole, di guida nella storia del casalingo, non solo nell'accezione di oggetto di design ma nella più dilatata parabola della cultura materiale. Secondo, una formulazione sperimentale del modello aziendale Alessi nella cultura produttiva post-industriale, con fini tanto esiti estetici quanto economici. Terzo, la creazione di uno "stile Alessi" che attraverso un fenomeno di linguaggio desse luogo a famiglie compatte e riconoscibili di oggetti "esemplari". L'ipotesi di fondo è tuttora quella di non puntare direttamente alla progettazione di nuovi oggetti, ma di progettare invece degli "ambiti tematici" indiretti, delle nebulose di vasto respiro culturale, che nella progressiva messa a fuoco delle loro parti e sotto-parti possano restituire, come possibile ma non sicuro esito terminale, anche degli oggetti da catalogo (se non si fosse usato questo metodo non esisterebbero ora i principali best-sellers). E' così che ad oggi sono socchiuse varie strade anche rischiose: quali quella dell'istituzione di un laboratorio per dilatare sistematicamente la ricerca, i prototipi e le prove; oppure il salto verso il cesello d'argento, verso nuovi materiali, verso un museo del casalingo, verso una scuola di ristorazione. Così come, almeno sul piano teorico, c'è stata con la "Casa della Felicità"
L'esperienza dell'architettura. Essendo partita dal particolare dell'oggetto casalingo, l'Alessi ha espresso l'esigenza di ribaltare l'ottica: la problematica va estesa al generale, a tutto lo scenario abitativo. E' così che l'industria basa la sua ideologia sull'assoluto combaciare fra l'oggetto inteso nella sua natura di strumento funzionante, e lo stesso oggetto nella sua qualità di trasmettitore di messaggi, di contenitore spirituale di racconti. Il decennio degli anni '80 è stato di grandissimo interesse. I problemi su cui si è concentrata l'attenzione sono stati il post-moderno (che lascia una traccia profonda nelle metodologie), e ll'approccio a linguaggi giovani, di genere ludico e onirico. Se guardo alle operazioni Alessi sotto questa chiave di lettura, ritengo che la risposta sia stata lungimirante, abbia raggirato la transitorietà dei tempi trattenendo gli elementi più validi, evitando quel decadentismo che ha spesso segnato il decennio.
Oggi si lavora a una sorta di sovra-funzionalismo di notevole spessore, coinvolgente simboli, desideri e costumi ancestrali, l'appiattita crudezza del vivere moderno virata verso la formulazione di una mitologia contemporanea. L'oggetto Alessi degli anni '90 in questo vuole essere esemplare: essere un compagno affettuoso, estrarre dagli elementi frantumati del mondo contemporaneo certe ipotesi di vita vissuta come sentimento. E pensare che oggi possano esistere per la casa degli "oggetti amici" subspecie industriale, che tali oggetti stiano diventando le forme tipiche e rappresentative dell'arte visiva contemporanea, nel momento in cui declinano gli altri suoi modi. Così che l'oggetto Alessi si definisce oggi come interlocutore estetico e affettivo, come si nota dal susseguirsi delle varie esperienze del Centro Studi diretto da Laura Polinoro. Non è recente l'idea di liberare l'Alessi dal condizionamennto del "solo casalingo" e del "solo acciaio". La diversificazione è divenuta praticabile dal momento che la parola Alessi non coincideva più, ormai, con i suoi prodotti iniziali, ma significava un'immagine legata ad oggetti di qualsiasi tipo sicuri, garantiti e culturalmente progrediti. Alessi elabora questa problematica in una visione galattica del suo insieme: mentre controlla e ottimizza la dimensione dell'azienda madre crea un insieme di marchi e di altre piccole aziende indipendenti: ciascuna rispondente a una sua propria logica interna nel contesto della legge generale (Twegi, Alessofono, Tendentse...).
Cio è ben diverso dall'innestare la retromarcia dell'artigianato. Significa invece predisporre delle realtà produttivesenza zavorra né preconcetti, in grado di elaborare tanto l'automazione quanto i mestieri antichi, pensati come fenomenicompatibili e integrabili.